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contributo di Carlo Balestrazzi
Situazione
generale attuale sul territorio
Il territorio della valle del fiume Taro, e le valli limitrofe, come
quella del torrente Ceno, e dei torrenti Cogena, Gotra, Tarodine,
Sissola, Dorbora, Corsenna, Pessola, Noveglia, godono tuttora di uno
stato di salute quasi invidiabile ed hanno una capacità di ripresa
ottima in caso di calamità. L'unico punto dolente è il prelievo acqueo,
che in anni di scarsa piovosità provoca secche estive assolutamente
negative. Fortunatamente per la fauna ittica, invece, si sta attenuando
fino a scomparire la stupefacente capacità dei Comuni montani di
gettare dalla finestra i soldi dei contribuenti per costruire briglie,
argini e prismate, del tutto inutili ai fini del contenimento delle
piene, e assai dannosi alla risalita delle specie acquatiche.
Dal punto di vista
puramente naturalistico, con l'abbandono di tante piccole proprietà in
montagna, e con la scomparsa di tanti vecchi agricoltori,
tradizionalmente cacciatori di vedute non molto moderne, c'è da dire
che vi è stata negli ultimi anni una certa nuova abbondanza di specie
stabili, ed anche di specie ormai rare, soprattutto nel caso
dell'avifauna.
Il bracconaggio dei locali era un tempo volto in
tre direzioni: animali commestibili (ovviamente), animali cosiddetti
nocivi, potenziali concorrenti, come volpi e falchi, e la pesca nei
ruscelli. La modernizzazione ha portato una notevole apertura mentale,
che i giovani hanno evidentemente recepito. Pertanto si assiste ad un
aumento di fauna appena fuori dai centri abitati, cosa che, solo
trent'anni fa, era impensabile.
Peraltro, anche
l'agricoltura tradizionale emiliana, legata al foraggio ed alla
produzione lattiero casearia, sta incontrando un periodo di evoluzione
accelerata. Non é più economico avere una stalletta di sei capi, i
costi sono decuplicati, e quindi si ha da un lato l'abbandono di tanti
piccoli e piccolissimi poderi familiari, che crea emigrazione e
abbandono, dall'altra si rendono disponibili alla colonizzazione da
parte di specie selvatiche nuovi ettari di terreni incolti.
In questi anni si é assistito comunque al rientro
di specie talvolta spettacolari.
La piccola avifauna, costituita da Cardellini, Lucherini, Cincie,
Verdoni, Ciuffolotti eccetera (un tempo cacciati attivamente e cucinati
con la polenta) é rappresentata talvolta da nuvole di esemplari. Grandi
ritorni sono anche il Capriolo, il Lupo e la Lince, di cui molti
sono testimoni oculari, compreso lo scrivente. Altri notevoli
esemplari da me avvistati sono una coppia nidificante di Aquile Reali,
una coppia di Bianconi e parecchi esemplari di Upupa. Non ho alcuna
notizia di avvistamenti di Avvoltoi. Verso Bardi si vedono spesso il
Codirosso Spazzacamino, ed il Merlo Giallo o Rigogolo. Il Taro ospita
nel suo corso medio varie zone a Parco faunistico o Ripopolamento,
ricche di Trampolieri. A me ed a mia moglie sono capitati due
avvistamenti di Cicogne, uno a Varsi una diecina di anni fa, uno più
recente ad Ozzano. Brutte notizie sul versante della Lontra di acqua
dolce, data per sopravvissuta dal De Marchi nei torrenti Gotra e
Tarodine, e da alcuno avvistata nel rio Lecca, ma di cui ahimè non si
sente più parlare da anni. Attenzione alle vipere! Sono abbastanza
comuni.
Le popolazioni ittiche
non sono troppo depauperate, anche se i regimi torrentizi degli ultimi
anni hanno decimato quelle di alcuni ruscelli, nonché le popolazioni di
salmonidi del medio-alto corso di Taro e Ceno. Il medio
corso é
caratterizzato dalla presenza di cospicue quantità di Barbi e Cavedani,
nonché vaironi. Gli alti corsi di fiumi, torrenti e ruscelli nonché i
pochi laghetti presentano popolazioni di Trote Fario, non sempre di
origine autoctona. I locali pescano tradizionalmente con esche
naturali, perciò la mosca ed il cucchiaino possono rendere molto bene,
perché sconosciuti ai pesci. A Ponteceno di Bedonia un lungo tratto di
Ceno è adibito a no
kill fishing,
consentite cioè solo le esche artificiali ed amo senza ardiglione, con
obbligo di rilascio del pesce. Sulle pendici del Monte Penna esistono
ancora pochi piccoli rii quasi incontaminati, ed abitati da Fario DOC.
Buona presenza di Gamberi di ruscello, a quote più basse, in rogge e
canali che volutamente NON nomino.
Flora
ammirevole quasi ovunque. Grande fioritura di Orchidee, soprattutto
Orchis,
Ophrys
e Dactylorhiza.
Felci spontanee di specie rara
abbondano, ma soprttutto sui Monti Penna, Nero e Bue è presente un
piccolo nucleo
di piante risalenti all'ultima glaciazione, come l'Abete rosso, il
Larice ed il Pino Mugo, nonchè piccole piante umbrofile. A
Fontanachiosa e a Masanti
vi é nei boschi elevato numero di Maggiociondoli, splendidi in
primavera come del resto
le impressionanti fioriture del Ciliegio Canino, da rivaleggiare con i
Ciliegi Giapponesi! Altrettanto rimarchevoli sono le fioriture prative
che si
possono ammirare in valli laterali come la Val Dorbora, presso Bardi, o
la Val Tarodine, presso Borgotaro. La maggior parte dei monti del
territorio appaiono fittamente boscati, a volte adibiti a ceduo, a
salire costituiti da quercia, roverella e carpino, poi faggio. Vi sono
cospicui boschi di Pino Uncinato, Silvestre, Abete Bianco, indi Abete
Rosso.
Sicuramente meritevole di una visita è la Foresta del Monte Penna,
oppure quella del Monte Pelpi. In alcune località, ad esempio sopra
Bedonia, oppure a Campello di Bardi o a Costa Geminiana di Bardi, o
ancora nei boschi presso Compiano fiorisce una varietà di Rosa canina
che presenta la particolarità di
avere fusti poco sviluppati e corolle che variano dall'indaco al
porpora, a differenza della specie tipica che varia dal bianco al rosa
tenue, avvicinandosi quindi più a sottospecie alpine che non
appenniniche.
Ovviamente taccio dei Funghi, che hanno reso noto
a tutti questo territorio.
Borgo val di Taro, 10 Dicembre 2008
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Traffico locale presso il Faggio dei Tre Comuni (M. Penna) |
foto Carlo
Balestrazzi |
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