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![]() Le particolarità del territorio Uno
dei tanti tesori ambientali dell'appennino parmense, relativamenete
rare invece nel resto della regione, sono le ofioliti che
affiorano qua
e là ora in piccoli blocchi, ora in formazioni estese per chilometri.
Particolarmente concentrate nelle vicinanze del confine ligure
interessa quindi, fra le altre, anche l'alta val Taro. Sono rocce di
intenso colore verde scuro/nero, lucente formate prevalentemente da un
insieme di rocce magmatiche, povere in silice e ricche di minerali di
ferro e magnesio, che formavano gli antichi fondali oceanici, chiamati
per il loro colore anche serpentini. Ulteriore caratteristica
del paesaggio delle ofioliti è rappresentata dai suoi boschi, la cui
massima espressione è data da macchie di Pino Mugo (Pinus mugo Turra) prevalentemente
situate sul Monte Nero e sul Monte Penna e dalle boscaglie di Pino Uncinato (Pinus
uncinata Miller) presenti in alta Val Ceno e sul Monte
Penna.
La foresta Demaniale del Monte Penna, caratterizzata un tempo prevalentemente da faggio ed abete bianco - ma non mancavano altri alberi ad alto fusto - venne utilizzata per troppo tempo come fonte di legname per i cantieri navali della Repubblica Marinara Genovese e come materia prima per il carbone di legna al tempo del Principato dei Landi, tanto che la faggeta sparì alla fine del 1800. Oggi al suo posto c'è una foresta demaniale che si estende per circa 1.000 ettari fra le provincie di Parma e Genova. Comunque non mancano vestigia della antica foresta, e veri e propri fossili viventi residuali dell'ultima glaciazione, quali piante alpine e circumpolari, sia appartenenti alle piante superiori, come i Larici, sia alle felci. Lungo le pendici del Monte Penna da un'unica sorgente si dipartono due rigagnoli da cui hanno origine il torrente Ceno ed il fiume Taro che separati per lungo tratto si ricongiungono infine a Fornovo. Le torbiere
sono molto
più diffuse in tutta la foresta dell’Alta Val Parma e Val Cedra, ma
sono presenti anche nel comprensorio del Taro-Ceno. Le principali si
trovano nella foresta del Penna (Prato Mollo e Prato della Fontana),
sul monte Barigazzo in val Ceno (Lago di Giorgio, dove ha domicilio di
elezione la Rana
smaragdina) e sul Monte Nero in val Taro (Prato
Grande, Le Buche). Le torbiere possono
differire tra loro per quanto riguarda la genesi e la composizione
floristica, ma possiedono la caratteristica comune di svilupparsi su
substrati mal drenati. Si tratta in pratica di piccoli bacini lacustri
di origine glaciale in fase
avanzata di interramento, poichè le
depressioni lacustri sono state colmate da torbe, originate dalla
parziale decomposizione di muschi e sfagni. La torbiera
costituisce infatti una fase
della successione che porta da un lago ad un prato (lago – stagno –
torbiera – prato). Le piante tipiche di questi ambienti umidi
sono carici, equiseti, giunchi
e pennacchi e sui tappeti di
muschi a volte si può anche trovare il Trifoglio fibrino.
Spostandosi appena verso Fornovo, lungo la strada provinciale n.15 per Berceto, località Chiastre di Ravarano, si possono vedere i “Salti del Diavolo”, creste di roccia arenaria che spuntano improvvisamente dal terreno e che danno al paesaggio un’impronta inconfondibile e suggestiva. Prendono il nome da un'antica leggenda che li vuole tracce della fuga precipitosa del diavolo di fronte ad un santo eremita che viveva nella zona. Queste formazioni rocciose veramente singolari si estendono per circa 5 km creando un paesaggio assolutamente straordinario.
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